Il consumo di carne è sempre più al centro di tante querelle che a volte assumono anche contorni davvero surreali, specie sui social dove si aprono continue dispute e disfide elettroniche e dialettiche di notevole virulenza fra onnivori e vegetariani/vegani.
Alla base delle dispute non solo scelte del tutto individuali ma prese di posizioni scientifiche che, come al solito, partite da assunti rigorosi si sono poi ingigantite e distorte con il tempo. L’International Agency for Research on Cancer (Iarc) di Lione, agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Osm) che studia il rapporto tra agenti chimico-fisici e l’insorgere di tumori, pubblicò qualche tempo fa un rapporto in cui sostenne che il consumo di carni rosse, in particolare se “insaccate”, aumenta il rischio di contrarre alcuni tipi di cancro. Ecco innescata una bufera. La notizia, rimbalzata innescò un vero e proprio bailamme.
Ovviamente è chiaro che la notizia detta così non solo getta nello sconforto tutti coloro che sono e sono stati consumatori di carni rosse ma è di una genericità tale da significare tutto ed il contrario di tutto. In realtà basterebbe riportare lo studio nel giusto alveo e nella giusta misura dimensionando la notizia stessa.
Ecco quindi che è vero che mangiare carne rossa in abbondanza e in modo prolungato, specie se lavorata (salumi, insaccati o carne in scatola), può aumentare il rischio di tumore al colon-retto così come di altre malattie. Ma consumarla due o tre volte alla settimana, in quantitativi ragionevoli e bilanciando la dieta con prodotti vegetali, almeno tre quarti del totale, è più che accettabile. Naturalmente poi ognuno dovrebbe rapportarsi alle proprie condizioni fisiche personali e concertare con il proprio medico il proprio regime alimentare.
La carne contiene nutrienti preziosi per nostro corpo, quindi, in linea generale, mangiarne un po’ fa bene. Alcune persone la rifiutano per motivi personali di varia natura ma qui siamo nel campo delle libere scelte personali. La carne di animali che stanno pascolano per lunghi periodi a mangiano correttamente in quantità limitata fa bene.
Alla fine lo stesso Iarc conclude che il consumo al di sotto dei 500 grammi alla settimana non costituisce un pericolo per la salute; ma in ogni caso meglio evitare cotture eccessive, prediligendo quelle al vapore, perché l’essicazione o l’affumicamento possono portare alla formazione di agenti chimici a loro volta cancerogeni. Fritture, barbecue, grigliate sono generalmente i più pericolosi metodi di cottura per le sostanze che si possono inavvertitamente sprigionare.
Dunque, in “medio stat virtus” e quindi non esageriamo ma senza rinunciare tuttavia al piacere della carne.